Fare la spesa con il bambino: mamma me lo compri?

A cura della psicologa Dott.ssa Antonella Sagone

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Tempo di lettura 3 min

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Cosa succede quando un genitore, in genere la mamma ma anche il papà, va a fare spesa assieme al suo bambino di due o tre anni? Spesso l’attività diviene un vero e proprio tour de force, con il bambino che allunga le mani per toccare ogni cosa, lotta per scendere dal carrello e, se invece cammina accanto alla mamma, tende a sfuggire, correre da una corsia all’altra, restare indietro, suscitando il giusto terrore del genitore che lo vede sparire dalla sua vista. L’intera operazione, che all’adulto da solo richiederebbe un quarto d’ora, diventa un tormento di quasi un’ora; il carrello si riempie di cose che non si era deciso di comprare, e nonostante ciò alla fine nel momento di andare alla cassa il bambino è scontento, irritato, in preda a una crisi di pianto, e tutti guardano la madre severamente quasi fosse una seviziatrice di bambini.

I negozi, specialmente i supermercati, sono fatti in modo da suscitare nei clienti la voglia di comprare. I prodotti sono disposti ad arte sugli scaffali proprio nel modo ottimale per essere notati e per suscitare l’impulso di essere acquistati; i dolciumi, presenti soprattutto alle casse, sono all’altezza degli occhi di un bambino seduto nel carrello; le luci sono intense e hanno filtri colorati che esaltano il colore naturale dei prodotti; le confezioni hanno colori brillanti e immagini accattivanti, e spesso alla confusione dei tantissimi avventori che si aggirano fra i banchi e alle casse con i loro carrelli, si aggiunge anche qualche musica vivace diffusa dagli altoparlanti, inframmezzata da inviti a comprare questa o quell’offerta speciale.

Noi adulti abbiamo sviluppato dei “filtri” percettivi che ci permettono di ignorare una parte di queste sollecitazioni sensoriali; un bambino non ha ancora questa capacità e la stimolazione sensoriale del supermercato per lui può semplicemente essere” troppo. Inoltre il bambino è sottoposto a pressioni che sono in conflitto fra loro, quella dei genitori che desiderano che stia tranquillo, non tocchi e non chieda nulla, e quella delle leggi di mercato, che gli chiede invece di desiderare e prendere tutto ciò che attira la sua attenzione.

Forse quando mamma e papà si accompagnano a un bambino piccolo dovremmo proprio cambiare il modo in cui facciamo la spesa; magari andare in gruppo, più genitori e più bambini, in modo che quando l’ambiente satura di stimoli il bambino, questo possa essere portato fuori per una pausa o una boccata d’aria. Oppure, impariamo a fare la spesa tenendo il passo con i nostri bambini. Preventiviamo il doppio del tempo (tanto succederà comunque), ma invece di mettere fretta al bambino, rendiamolo partecipe, chiediamogli il suo parere, commentiamo quello che scegliamo dagli scaffali e perché, progettiamo insieme a lui il pranzo, e diamogli piccoli compiti come mettere i prodotti nel carrello, aiutare a poggiarli sul nastro trasportatore, portare anche lui un piccolo pacchetto. Non lasciamolo solo farsi sommergere, affianchiamolo, facciamo noi da “filtro” e trasformiamo la confusione del supermercato in un’occasione di apprendimento.

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