La varicelle e il fuoco di San Antonio nei bambini

A cura del pediatra Dott. Vincenzo Calia

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Il virus varicella-zoster (VZV) determina la varicella come infezione primaria, cioè al suo primo contatto con l'individuo. Successivamente questo virus si annida nei gangli dei nervi spinali e cranici dove può restare latente o riattivarsi con la manifestazione secondaria dell''Herpes Zoster, più comunemente conosciuta come "fuoco di San Antonio".

La varicella è una malattia esantematica dell'infanzia causata appunto dal virus varicella-zoster (VZV), uno dei vari herpes virus che causano infezioni nell'uomo. Il VZV è ubiquitario, con epidemie annuali più frequenti dalla fine dell'inverno all'inizio della primavera. Si stima che ogni anno si infettino circa 5000 soggetti ogni 100.000 bambini, il 90% dei quali con età inferiore ai 15 anni e con un picco di incidenza massima attorno ai 6 anni. La varicella è una malattia sostanzialmente benigna, con mortalità molto bassa e causata solo dalle complicanze, per lo più presenti nei soggetti non immunocompetenti. È una malattia molto contagiosa, con un tasso di trasmissione molto elevato negli ambienti ristretti come quello familiare. Il contagio nell'uomo, unico serbatoio del virus, può avvenire per via aerea e per via mano-bocca, con possibilità di contagiare da 2 giorni prima della comparsa della tipica manifestazione a tutto il periodo vescicolare, in genere per circa 5-7 giorni dall'inizio. Il periodo di incubazione va da 7 a 28 giorni, ma in media è di 14 giorni, ad eccezione del momento neonatale quando l'incubazione può essere ben più breve. La varicella, dal punto di vista clinico, ha una fase iniziale, in genere di 1 o 2 giorni, caratterizzata da malessere con febbre, quasi mai elevata, inappetenza e cefalea. Successivamente compaiono maculo-papule sparse sulla testa, sul volto e sul tronco, che tendono a generalizzare con andamento centrifugo e che determinano prurito. Tali manifestazioni evolvono rapidamente in vescicole, a contenuto liquido chiaro inizialmente e torbido successivamente, con trasformazione prima in pustole ,quindi in croste. Queste lesioni compaiono a poussès, potendo essere contemporaneamente presenti ancora le papule o le vescicole mentre già alcune si sono trasformate in croste. Interessano oltre alla cute anche le mucose del cavo orale o dei genitali.



Nell'ambito della stessa famiglia, il soggetto che si è infettato più tardivamente, essendo stato esposto per più tempo al virus, può avere manifestazioni più numerose e importanti. Raramente la lesione, se non è complicata, può esitare in cicatrice, mentre è frequente la comparsa di una transitoria ipopigmentazione cutanea alla caduta della crosta.



Le complicanze più frequenti della varicella (circa il 5% dei casi) sono causate dalle sovrainfezioni batteriche localizzate, come le linfadeniti, le celluliti e gli ascessi sottocutanei. Generalmente sono causate dallo Staphylococcus aureus e dallo Streptococcus piogenes, spesso facilitate dal grattamento secondario al prurito . In circa 1 caso su 1000, si può avere una polmonite batterica, mentre un interessamento neurologico è piuttosto raro, come l'atassia cerebellare in 1 caso su 4000 o la pan-encefalite in 1 caso su 10.000 casi di malattia.



Le donne in età fertile sono in prevalenza (90%) già immuni, avendo contratto la malattia in età giovane, quindi il rischio di contagio in gravidanza è abbastanza basso. Comunque se la malattia è contratta dalla madre nelle prime 20 settimane di gravidanza si ha il 2% di possibilità di infettare il feto, con manifestazione alla nascita della sindrome da varicella congenita. Tale sindrome può comprendere sintomi come cicatrici cutanee anche rilevanti, ipoplasia di un arto, microcefalia e ritardo mentale. In particolare sembra essere particolarmente critico il contagio tra la 13° e la 20° settimana gestazionale, mentre successivamente il rischio diminuisce fortemente fino alla nascita.



La varicella, infatti, torna ad essere preoccupante, se viene contratta dalla madre da 5 giorni prima del parto a 2 giorni dopo il parto. In questo caso il rischio di contagio materno - fetale è alto ( fino al 50%) con possibilità di comparsa di una varicella perinatale, malattia a decorso particolarmente grave per il neonato, circa 7 -10 giorni dopo il parto. La causa di ciò è che la madre non ha avuto il tempo di produrre anticorpi, quindi ha passato al feto solo il virus ma non i suoi anticorpi che sarebbero stati protettivi nel decorso della malattia. Neonati, invece, che presentino lesioni da varicella al momento della nascita (varicella neonatale) o nei primissimi 4-5 giorni di vita, difficilmente sviluppano una malattia grave, proprio perché insieme al virus hanno ricevuto anche gli anticorpi materni protettivi.



Herpes-Zoster - è definito volgarmente come fuoco di San Antonio ed è causato dalla riattivazione del VZV, rimasto latente nei gangli dei nervi spinali dopo la prima infezione che ha determinato la varicella nel soggetto. È piuttosto raro nei bambini, con una incidenza annuale di 0,7-0,8 casi ogni 1000 soggetti di età inferiore a 10 anni. Non è altamente contagioso, ma può trasmettere la varicella per via mano-bocca. La sintomatologia è caratterizzata dalla comparsa di un insieme di vescicole, a grappolo, distribuite lungo il decorso di un nervo,localizzate ad una metà del corpo, con dolore che a volte può essere molto intenso, iperestesia e prurito.



Può esserci temperatura febbrile, in genere moderata. Tale sintomatologia in genere moderata, può comparire particolarmente severa nei soggetti immunocompromessi. Esiste una profilassi primaria, prima del contagio, attraverso la vaccinazione ed una profilassi secondaria,dopo il contagio, che utilizza specifici farmaci antivirali ed immunoglobuline. Di questo di parlerà in una prossima scheda.

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