La vera sicurezza del bambino è imparare a proteggersi.

A cura del pediatra Dott. Vincenzo Calia

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E' inevitabile che, con l'inizio della deambulazione, i bambini cominciano a correre i primi rischi della vita; e così si vedono spesso genitori che li seguono passo passo con le braccia aperte pronte a sostenerli e l'ineviatabile seguito di raccomandazioni "Attento a questo, attento a quest'altro! Questo non si fa! Questo non si tocca!" E' l'istinto del genitore che prevale sulla ragione.

Perché la ragione ci direbbe altre cose. Premesso che l'ambiente in cui si vive deve essere un ambiente sicuro (niente oggetti pericolosi a portata di mano, le sostanze chimiche - che abbondano nelle nostre case - devono stare al posto loro, fuori portata dei bambini, le scale devono essere munite di ringhiere e mille altri accorgimenti che tutti conosciamo), occorre anche che ciascun bambino faccia le sue esperienze senza sentirsi addosso gli occhi di un adulto 24 ore al giorno. Solo cadendo, si impara a rialzarsi, solo facendosi una "bua" si capisce che il nostro corpo è vulnerabile; non basteranno mille raccomandazioni per insegnare quello che solo l'esperienza diretta può insegnare.

Perciò il ricordo di un bernoccolo insegnerà a stare attenti alla testa, la sbucciatura di un ginocchio a non correre troppo forte su una strada sconnessa e così via.

E' inevitabile che ciascuno dei nostri bambini, che a queste età fanno letteralmente i primi passi nel mondo, prima o poi esca dal nostro raggio di protezioni e affronti il mondo con tutti i suoi pericoli. Immaginate come sarebbe difficile farlo se ci si trovasse a passare all'improvviso da una condizione di protezione assoluta ad una di assoluta libertà.

 

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