Oggetto transizionale: la mamma, il dito, l'orsetto

A cura della psicologa Dott.ssa Antonella Sagone

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Tempo di lettura 3 min

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Verso gli 8-12 mesi, spesso il bambino si affeziona a un oggetto: pupazzo, ciuccio o copertina di lana. Alcune scuole psicologiche hanno definito questa fase come quella dell’oggetto “transizionale”: il bambino per metabolizzare l’assenza della mamma dapprima sposta su un oggetto il bisogno di contatto, e infine, quando sarà più grande, imparerà a conservare dentro di sé il ricordo della mamma insieme alla fiducia nel fatto che tornerà.

L’oggetto funge quindi da “ponte” fra il legame concreto con la mamma e quello fatto di attese e di capacità di immaginare. Alcuni genitori si preoccupano della dipendenza del bambino da questi oggetti, o dall’abitudine di succhiare qualcosa, tuttavia si tratta di un attaccamento che non dura per sempre: tutti i bambini si evolvono e maturano, e non è necessario forzarli perché progrediscano sulla strada dell’autonomia, ma solo rispettare i loro tempi. È sufficiente perciò assecondare quanto già avviene naturalmente nella relazione fra il bambino e la mamma, che con la sua sensibilità saprà capire quando suo figlio sta diventando più autonomo.

E se il bambino non ha un oggetto “preferito”? Non c’è da preoccuparsi e non significa necessariamente che stia saltando qualche tappa obbligata del suo sviluppo emotivo: ci sono molte culture in cui il bambino non si separa mai dalla mamma per i primi anni, in cui non esiste oggetto transizionale, eppure i bambini diventano ugualmente adulti, maturi ed autonomi.

 Quando un bambino sperimenta precocemente la separazione dalla mamma, la sua mente non è ancora in grado di comprendere che lei ritornerà, e nemmeno di valutare il tempo che lo separa dal suo ritorno. Per vincere l’angoscia allora ricrea la mamma attraverso la suzione di qualcos'altro, che può essere il suo pollice, un ciuccio, la copertina. Se ha un orsacchiotto, lo abbraccia. Questa soluzione è un ripiego al fatto che non ha la mamma vicino a sé. Una volta cresciuto, il bambino sa immaginare la mamma quando non c’è, ed è in grado di sopportare meglio la separazione; quindi alla fine non avrà più bisogno dell’orsetto, del dito o del ciuccio. Questo avviene semplicemente perché la sua capacità cognitiva si è sviluppata abbastanza da poter immaginare la mamma assente e il suo ritorno.

Se la mamma vuole, e può, restare con il suo bambino per un periodo più lungo senza separarsi precocemente da lui, il bambino arriva lo stesso a maturare la capacità di individuarsi rispetto a lei e a sviluppare un’autonomia cognitiva. Nei primi mesi di “simbiosi” il bambino si sente fuso alla sua mamma, è tutt'uno con lei; ma quando cresce, scopre in ogni caso che la mamma è un individuo a sé, con i suoi propri sentimenti, reazioni ed azioni, che non sempre coincidono con i suoi; e via via che la sua capacità di interagire diviene più articolata ed egli affina la sua capacità di interpretare la realtà, comunque impara a distinguere la propria mamma da se stesso.

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