La lussazione congenita del ginocchio nei neonati
A cura del fisiatra Paoloni
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VAI AI PREFERITILa lussazione congenita di ginocchio nei neonati rappresenta una condizione estremamente rara, con un’incidenza (il numero di nuovi casi per ogni anno) di circa 0.017 casi su 1000.
Le cause che la determinano rimangono per lo più sconosciute, anche se tale patologia risulta invariabilmente associata ad un accorciamento del quadricipite femorale, il muscolo che si trova nella parte anteriore della coscia, cui si associa una deformità di grado variabile del legamento crociato anteriore, una struttura posta al centro dell’articolazione del ginocchio deputata alla sua stabilizzazione.
Data la rarità del quadro è frequente che venga riscontrato in neonati con associate altre condizioni patologiche muscolo-scheletriche, come ad esempio il piede torto congenito o l’artrogriposi.
La patologia che più frequentemente si associa alla lussazione congenita di ginocchio, tuttavia, è la displasia congenita dell’anca, presente in oltre il 70% dei casi.
Le alterazioni fisiche dei babmini sono in genere presenti già alla nascita, con il ginocchio del neonato che appare iper-esteso e che difficilmente può essere flesso. In alcuni casi più marcati, l’estremità del femore può anche essere palpata nella parte posteriore del ginocchio, nella cosiddetta fossa poplitea.
La diagnosi deve essere confermata da una radiografia, che fa vedere il rapporto fra le due ossa dell’arto inferiore, femore e tibia. L’ecografia del ginocchio può rappresentare un’ulteriore indagine diagnostica, utile soprattutto per monitorare l’andamento nel tempo della patologia.
Il trattamento ortopedico dovrebbe essere iniziato immediatamente dopo la diagnosi. Inizialmente vengono effettuate delle piccole manipolazioni dell’arto inferiore, per riposizionare la tibia correttamente in rapporto con il femore. L’arto è quindi sottoposto ad una serie di gessi che riportano progressivamente in flessione il ginocchio nell’arco di alcune settimane.
Se questa terapia conservativa non si dimostra efficace, può essere necessario il ricorso all’intervento chirurgico, in genere effettuato intorno al sesto mese di vita del bambino.