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VAI AI PREFERITILa pertosse si chiama anche “tosse convulsa”, “tosse asinina”, “tosse canina” o “tosse cattiva” perché questa malattia si presenta con una grande tosse, che comincia piano piano, come un banale raffreddore, ma dopo un paio di settimane comincia a diventare sempre più violenta, viene con forti accessi, il bambino diventa tutto rosso, sembra che gli manchi il fiato, dopo ogni attacco fa un verso strano, una specie di risucchio e a volte vomita.
Questa tosse dura parecchio, diverse settimane e non si calma in nessun modo: inutili i normali farmaci per la tosse, inutile il cortisone e l’aerosol, si può curare con antibiotici della famiglia dei “macrolidi”, ma il risultato è quello di renderla non più contagiosa, ma nemmeno gli antibiotici fanno smettere la tosse.
E anche quando sembra che sia passata e il bambino sta bene da diversi giorni, basta uno stimolo qualsiasi, un raffreddore che ritorna, per scatenare per qualche giorno i soliti attacchi di tosse.
Pur essendo una malattia molto fastidiosa, nei bambini più grandi non è mai stata molto pericolosa; ma nei più piccoli (neonati e lattanti) poteva essere terribile e persino mortale.
Ecco perché da molti anni, a partire dai due mesi compiuti, quasi tutti i bambini vengono vaccinati contro la pertosse (il vaccino antipertosse è contenuto nell’”esavalente”); la vaccinazione viene ripetuta 3 volte nel primo anno di vita e poi ancora a 6 anni, a 16 anni e ogni 10 anni.
Queste vaccinazioni successive sono abbastanza importanti: la pertosse infatti è completamente sparita fra i neonati e i lattanti (e quindi non uccide più nessun bambino), quasi completamente sparita nei bambini (e perciò nessuno soffre più di quei violenti attacchi), ma si vede ancora nei ragazzi più grandi e nei giovani adulti che magari erano stati vaccinati da piccoli ma, con il passare degli anni, hanno perso gli anticorpi e avrebbero avuto bisogno di essere rivaccinati.
In un certo senso la pertosse fa parte delle malattie del passato, ma se si abbassa la guardia e si smette di vaccinare, potrebbe ritornare a far paura.