Cinque cose che (forse) non sai sull’allattamento e sul latte artificiale
A cura del pediatra Dott. Vincenzo Calia
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VAI AI PREFERITIIl “latte artificiale” è un derivato del latte di mucca.
Tanti anni fa, se una mamma non poteva allattare, il proprio bambino veniva affidato ad una balia, oppure alimentato con il latte di mucca. Il latte vaccino però è perfetto per i vitelli, ma non per i bambini di pochi mesi di vita. Per questo motivo si usava annacquare e si aggiungevano degli zuccheri per cercare di farlo assomigliare il più possibile al latte umano. Poi l’industria ha trovato il sistema per produrre un alimento più adatto ai neonati. Ma lo fa partendo sempre dal latte di mucca, a cui vengono sottratte delle sostanze (soprattutto proteine), mentre ne vengono aggiunte altre (zuccheri, grassi, vitamine ecc.).
La composizione del “latte artificiale” non è stabilita dalla ditta che lo produce, ma da una Società Scientifica Internazionale.
Perché un “latte artificiale” possa essere utilizzato nell’alimentazione dei neonati e dei lattanti è necessario che risponda a certi requisiti. Li riassumiamo semplicemente così: deve essere il più possibile simile al latte materno. Ci sono pediatri, riuniti in una società che si chiama ESPGHAN (European Society for Paediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition) che studiano continuamente la composizione del latte materno. Ne approfondiscono continuamente le caratteristiche: da questi studi deriva una “formula”. Questa formula descrive nei dettagli cosa deve contenere un “latte artificiale” per essere adatto all’alimentazione di un neonato e di un lattante. Tutte le ditte che ne producono devono farlo utilizzando questa formula.
I “latti artificiali” sono tutti uguali.
Se tutte le ditte che producono “latte artificiale” devono farlo riproducendo la stessa formula, è evidente che i latti formulati saranno tutti molto simili l’uno a l’altro e cioè, sostanzialmente, tutti uguali. Questo vale per il tipo di latte “normale”, e cioè la “formula 1”, utilizzata dal primo mese a 6 mesi, e per la “formula 2” utilizzata dai 6 mesi ai 12 mesi, nei bambini sani (latte di proseguimento). Ci sono prodotti speciali, necessari ad alimentare bambini con problemi, che ovviamente hanno caratteristiche diverse, ma si tratta di prodotti utilizzati raramente. Pur riproducendo tutte la stessa formula, alcune ditte aggiungono degli ingredienti ai loro prodotti e ne vantano l’utilità e i vantaggi. Nessuno però ha fin ora dimostrato scientificamente che queste “migliorie” della formula ESPGHAN siano effettivamente vantaggiose per la salute e l’alimentazione dei bambini.
Si può passare da un “latte artificiale” ad un altro senza particolari precauzioni.
Se, come abbiamo visto, i “latti artificiali” sono praticamente tutti uguali il passaggio da uno all’altro di questi prodotti si può fare tranquillamente: il più delle volte il bambino non se ne accorgerà neppure.
Il “latte artificiale” e l’allattamento artificiale non si dovrebbe più chiamare così.
Abbiamo usato l’espressione “latte artificiale” per comodità, perché è così che tutti chiamiamo gli alimenti usati nei neonati e nei lattanti quando non è possibile l’allattamento al seno. Però, se ci pensiamo bene, si tratta di una definizione che non è corretta. È vero, all’origine c’è il latte di mucca, ma poi questo latte viene così profondamente modificato da trasformarsi in un prodotto nuovo che non si può più nemmeno definire latte. Chiamiamo il latte in polvere o i latti artificiali liquidi perciò “formula”, distinguendo due tipi: la “formula di partenza” (numero 1, dalla nascita a 6 mesi) e la “formula di proseguimento” (numero 2, dai 6 ai 12 mesi). Una “formula” è perfetta per un bambino che non è allatto al seno, ma se si parla di “latte” si intende quello della mamma.