Il bambino non vuole il latte

A cura del pediatra Dott. Vincenzo Calia

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Tempo di lettura 4 min

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Quando si nasce, per molti mesi, ci si nutre di un solo alimento: il latte.

Poi viene il momento fatidico dello svezzamento e i bambini imparano, piano piano, a mangiare di tutto, anche se il latte resta sempre uno degli alimenti più importanti della loro dieta.

Il latte contiene energia, proteine e calcio, tutte cose di cui c’è una grande necessità per crescere.

Capita a volte però che i bambini più grandicelli comincino a manifestare progressivamente un rifiuto verso il latte, che pure fino a poco tempo prima gli piaceva moltissimo.

Quando si svezza un bambino allattato al seno e gli si comincia a dare del latte artificiale, spesso si cerca di abituarlo ad usare il biberon. Uno strumento molto comodo: si tiene facilmente in mano (a volte il bambino lo tiene da solo), non sporca, si sa quanto latte contiene ecc. ecc. Peccato che molti bambini che sono stati allattati dalla mamma non lo vogliono nemmeno vedere. E si capisce perché. Il biberon è un sostituto del seno, contiene latte, ma non ha il calore, l’odore, la consistenza e la bellezza del seno materno. E così a chi al seno è stato abituato, può sembrare sgradevole. Le mamme si disperano e si chiedono come fare a somministrare il latte artificiale. Senza pensare che il biberon non è esistito da sempre e non dappertutto si usa; mentre i bambini, da sempre e dappertutto, prendono il latte. Se non vogliono il biberon possono farlo tranquillamente con il cucchiaio o, meglio, con una tazza o un bicchiere.

Questa strana reazione viene descritta talvolta col termine, molto efficace, di “sciopero del poppante”. Si tratta di situazioni che hanno sempre una causa, ma spesso non è facile da individuare il motivo per cui il bambino rifiuta il seno o il biberon. Può darsi che sia ammalato (il naso chiuso, un’infiammazione in bocca o l’otite possono rendere difficile o dolorosa la suzione), o che stia mettendo un dentino; la marca di latte artificiale è cambiata; a volte durante la poppata qualcosa ha spaventato il bimbo (lo squillo del telefono, un fratellino più grande troppo “irruento”); altre volte la mamma ha cambiato profumo, oppure qualcosa è cambiato nella routine del bambino, che esprime così il suo stress. Altre volte ancora, invece, il motivo si scopre solo dopo molto tempo, oppure mai, anche se lo sciopero a un certo punto finisce sempre.

Ci sono molte spiegazioni al fatto che il bambino non vuole il latte: le due principali sono lo sviluppo del gusto personale e un relativo deficit di “lattasi”, una sostanza che serve a digerire il latte.

I gusti, si sa, sono gusti e non se ne può discutere; senza dubbio con la crescita ciascuno sviluppa i suoi e non sono pochi i bambini che diventano molto selettivi e rifiutano numerosi alimenti (e fra questi potrebbe esserci il latte).

La lattasi è un enzima che si produce in grande quantità durante i primi mesi di vita (quando il latte è l’unico alimento a disposizione), ma in alcune persone se ne produce sempre meno via via che si diventa più grandi. Se non c’è la lattasi (o ce n’è poca), bevendo il latte si avverte fastidio o addirittura mal di pancia. Questo può spiegare una parte dei rifiuti del latte dei bambini più grandicelli.

Come è buona regola fare sempre, non conviene forzare un bambino a mangiare qualcosa che lui rifiuta.

Un primo tentativo si può fare si può fare mascherando un po’ il sapore del latte con una delle tante polveri che si sciolgono (cacao, caffè d’orzo ecc.): spesso funziona (lo facciamo anche noi quando beviamo un cappuccino).

E se invece c’è un vero e proprio rifiuto, allora occorre sostituire il latte con altri alimenti.

Prima di tutto i suoi derivati (formaggi e yogurt), che vengono accettati più facilmente. E poi, se il rifiuto è particolarmente ostinato, si può ricorrere ad altre fonti di proteine e di minerali.

Ricordiamoci, a proposito del calcio, che l’acqua ne contiene spesso tantissimo. E di acqua ogni giorno, fra bevande e cottura degli alimenti, un bambino ne prende sempre tanta.

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