Il bambino per crescere bene ha bisogno di regole?

A cura della psicologa Dott. Antonella Sagone

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Tempo di lettura 4 min

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Appena si diventa genitori si viene sommersi da informazioni e consigli più o meno autorevoli su come crescere il proprio bambino, si legge e si sente di tutto e di più sul web, la televisione e sui vari “manuali” che affermano di poter insegnare ai genitori e ai bambini come comportarsi, quali ritmi di alimentazione e di sonno tenere, e altri standard su ogni argomento.

I bambini però a quanto pare, arrivano al mondo senza mai aver letto quei manuali! Sono indubbiamente, inesorabilmente, meravigliosamente spontanei, unici e diversi gli uni dagli altri.

Questo significa che il modello standard che viene proposto, del bambino che fa tot pasti al giorno e dorme tutta la notte (nonché fra una poppata e l’altra), corrisponde solamente a una piccolissima percentuale di bambini, e anche questi non faranno così ogni giorno. Si è visto che i bambini poppano otto volte al giorno in media (ciò vuol dire che la normalità va da circa 6 poppate di certi bambini, fino a 10-12 poppate di altri), e che questi ritmi variano secondo la fase di crescita, e persino da una giornata all’altra. Anche gli intervalli fra le poppate variano nel corso della giornata, così come l’abbondanza della poppata: ci sono pause lunghe e pause corte, pranzi abbondanti e spuntini. Proprio come noi adulti! Tutti i bambini, poi, fin dai primi giorni di vita, desiderano il contatto e la presenza dei genitori, stare in braccio, e non solo per dormire ma anche per guardare il mondo e interagire con le persone presenti intorno a loro. E i periodi di veglia vigile aumentano di numero e di durata mano a mano che le settimane passano. Infine è normale che essi si sveglino la notte, per mesi ed anche anni; non è segno di un disturbo né di una “cattiva abitudine”.

Infatti i bambini chiedono di poppare, stare in braccio, interagire con i genitori, averli vicino quando si svegliano la notte, non perché “sono stati abituati così”, ma semplicemente perché questi sono bisogni primari e innati, che hanno un enorme valore per la loro sopravvivenza, la loro crescita e il loro benessere.

Stare in braccio stimola il sistema vestibolare del bambino, così importante per l’equilibrio e in futuro la deambulazione, e anche il linguaggio. Essere portato in giro dalla mamma mentre fa le sue faccende stimola la sua intelligenza e lo sviluppo della competenza linguistica e sociale. Persino i suoi intestini funzionano meglio se è molto maneggiato, spupazzato, sballottato in braccio piuttosto che disteso in una culletta in una stanza silenziosa!

Il bambino non ha bisogno di orari per crescere: ha bisogno di risposte ai suoi bisogni, che sono variabili nel tempo, quindi la risposta migliore è ugualmente flessibile. L’idea di dover “regolarizzare il bambino” è del tutto futile: tutti i bambini, più o meno fra i tre e i cinque anni, prendono un loro ritmo, si adeguano agli orari della famiglia per i pasti, dormono tutta la notte: senza bisogno di allenamenti speciali da parte degli adulti. Nei primi tempi dunque le giornate possono sembrare un po’ caotiche e imprevedibili, ma il lato positivo è che con questo approccio anche i genitori sono in fondo liberi di fare ciò che vogliono delle loro giornate, portando con sé il bambino senza timore di viziarlo. L’importante è sapere che i primi anni passano in un batter d’occhio e, in fondo, essere presenti e ascoltare il bambino con sensibilità e rispetto, pur essendo impegnativo, è sicuramente per i genitori un’esperienza più ricca e piacevole che non il dover imporre al piccolo delle “regole” basate sull’orologio e sulla bilancia!

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