La scoperta del cibo: il bambino a tavola

A cura della psicologa Dott.ssa Antonella Sagone

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Tempo di lettura 3 min

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Dopo i sei mesi il bambino si prepara a una nuova esperienza: il mangiare a tavola. Inizia lo svezzamento, quindi è bene stimolare la curiosità del bambino e aiutarlo ad affrontare la novità del cibo

Quando il bambino si avvicina alla metà del primo anno, comincia a prepararsi all’esperienza del mangiare. Si tratta di un passaggio importante, che richiede lo sviluppo di nuove abilità e nello stesso tempo la maturazione dei sistemi biologici del bambino: il suo sistema digerente verso i sei mesi infatti diviene pronto per assimilare cibi diversi dal latte, mentre i suoi riflessi si modificano mettendolo in grado non solo di poppare, ma anche di masticare. Un altro segno di “prontezza” è la capacità di coordinare mano, occhio e bocca per portarsi il cibo alle labbra; e infine, il bambino è ormai in grado di stare seduto eretto, altro requisito importante per poter stare a tavola. Ma soprattutto, dà segni di interesse, è curioso, vuole assaggiare e non sputa fuori il cibo ma tende ad “assaporarlo”.

A questo punto, i genitori si trovano improvvisamente sommersi e disorientati dai tanti consigli, spesso contraddittori, ricevuti o letti sulle riviste e sui manuali. L’impressione di fondo che ricevono da questi messaggi è che lo svezzamento sia qualcosa che la mamma e il papà devono “fare” al proprio bambino, generalmente contro la sua volontà. Sembra quasi che il bambino, se fosse per lui, non mangerebbe mai nulla di diverso dal solito latte, e lo svezzamento, lo dice la stessa parola, è un “togliere un vizio”: quello di poppare, mettendo al posto di una poppata un pasto al cucchiaio.

Ma è davvero necessario lottare per convincere il bambino a mangiare? È così inevitabile incontrare la sua resistenza?

In realtà, il bambino è desideroso di sperimentare. Ha però bisogno di tempo per apprendere modi nuovi di nutrirsi, e durante questa fase è molto importante non forzarlo. Bisogna ricordare che nelle prime settimane di svezzamento il bambino ha bisogno, oltre al latte, di mangiare solo quantità veramente piccolissime di altri cibi; si tratta più che altro di assaggi, è importante è che siano assaggi nutrienti, ma non è necessario che il bambino “vuoti il piatto”.

Invece di “prenderlo per fame”, come a volte si consiglia, si provi a iniziare quando il bambino non è affamato: sarà più disponibile a provare cose nuove. Lo si lasci iniziare con il toccare, usare le sue mani per portare alla bocca piccoli assaggi: svilupperà una maggiore sicurezza, sarà più rilassato e sarà più facile evitare forzature. Non si proceda per sostituzione (un pasto al posto di una poppata), ma per integrazione, cioè introducendo piccoli pasti, e proponendoli prima della poppata solo dopo che il bambino avrà iniziato a mangiare quantità consistenti: sarà lui a quel punto a diminuire spontaneamente le poppate. Soprattutto, si cerchi di far coincidere i suoi pasti con quelli del resto della famiglia: partecipare, magari assistendo dal seggiolone, alla preparazione del cibo, sentirne l’odore, e poi sedere a tavola con gli altri sarà di grande stimolo al bambino, solleciterà il suo istinto di imitazione e farà del pasto un momento di piacevole socializzazione e scoperta.

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