A cura della psicologa Dott.ssa Antonella Sagone
Un bambino che piange suscita attenzione da parte degli adulti, soprattutto della mamma
Gli adulti non dovrebbero ignorare il pianto di un bambino, il piangere è un segnale di disagio o malessere. La mamma con l’esperienza e l’intuizione può risolvere nel modo migliore.
Un bambino che piange suscita sempre emozioni intense, e l’istinto di accorrere e fare qualcosa. Ci sentiamo impotenti di fronte a questi piccolini che non sanno spiegarci a parole il loro disagio, e non sempre noi genitori riusciamo a capire. Si tratta di un’esperienza terribilmente stressante per una mamma: oltre a soffrirne, spesso teme di stare facendo qualcosa di sbagliato, e a volte subisce anche critiche e consigli non richiesti. Ma non tutto dipende da lei, e ascoltare il bambino e il proprio istinto, essere vicino a lui, coccolarlo, anche se il pianto continua, è sempre meglio che lasciarlo solo col suo disagio. L’intuizione della mamma e la sua conoscenza del bambino la può guidare a fare, se non l’azione che risolve il problema, almeno ciò che lo fa stare meglio.
I motivi più frequenti per cui un bambino piange sono la fame, il sonno, il bisogno di contatto umano e di attività. Poi vi possono essere innumerevoli altre cause fisiche o psicologiche, molte delle quali fanno parte delle situazioni normali nella vita dei neonati.
Spesso si sente dire che il bambino piange perché “è furbo” e cerca in questo modo di attirare l’attenzione o di ottenere qualcosa, e che occorre educarlo a non comportarsi così. Ma il pianto non è un comportamento in sé, ma il segnale di un disagio e di un bisogno che va compreso, e che spesso è cominciato molto prima che il pianto iniziasse.