Godersi il proprio bambino: la felicità a portata di mano

A cura della psicologa Dott.ssa Antonella Sagone

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Tempo di lettura 3 min

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Le mamme al giorno d’oggi, specie quando il loro stile di accudimento è “ad alto contatto”, invece di ricevere sostegno, approvazione e fiducia dalla società e dalle persone a loro vicine, ricevono critiche, osservazioni dubbiose che minano la loro fiducia in sé, previsioni allarmanti di terribili conseguenze se non seguiranno questo o quel consiglio, questa o quella teoria. E i consigli sono davvero tanti, spesso in contraddizione, e molto spesso vanno contro gli istinti naturali sia della mamma che del bambino. I neo genitori cominciano a pensare che accudire i propri figli sia una faccenda complicata, e che il rischio di sbagliare e creare danni psicologici sia continuamente in agguato. Si perde così la possibilità di godere semplicemente del proprio bambino, di queste prime settimane o mesi, guastandoli con falsi timori e inutili imposizioni.

Quello che invece molte mamme hanno bisogno di sapere è che certo, questa fase di intenso attaccamento passerà: tutti i bambini crescono, tutti prima o poi volgono il loro interesse anche al di fuori della cerchia familiare. Non c’è nulla di insano o sbagliato nel cercare la mamma, siamo una specie a “contatto continuo” e i nostri bambini danno il meglio di sé, e si sviluppano (fisicamente ed emotivamente) al meglio quando sono con la loro mamma nei primi mesi di vita, e poi, crescendo, se possono esplorare l’ambiente intorno a loro, avventurandosi alla scoperta del mondo, ma sempre avendo la certezza che quando il mondo diventa troppo grande possono rifugiarsi per un po’ fra le braccia dei propri cari.

Il timore delle “cattive abitudini” avvelena i momenti di tenerezza, e la mamma deve affrontare persone che (magari animate dalle migliori intenzioni) la mettono in guardia contro la troppa felicità. Che cosa si teme poi? La cattiva abitudine alla dolcezza? alla fiducia? Al saper chiedere aiuto e conforto ai nostri cari quando se ne ha bisogno?

Nessun bambino cresce e matura perché è stato forzato a farlo: nonostante l’abitudine al latte, dopo i sei mesi comincerà ad esplorare con curiosità il cibo e un anno dopo mangerà di gusto la pizza del fornaio o magari un bel piatto di pastasciutta; nonostante l’abitudine a stare sdraiato sul lettino, un giorno si tirerà su a sedere e poi in piedi e camminerà; nonostante l’abitudine alla presenza della mamma, anni dopo correrà a giocare con i suoi amichetti. è la natura umana, i cuccioli crescono e allargano i loro orizzonti, non possono farne a meno… ma c’è un tempo per ogni cosa.

Adesso è il tempo delle coccole, della simbiosi; una fase che passerà, anche troppo presto forse. Inutile crucciarsi per il fatto che il proprio figlio “ancora non sa fare a meno di” poppare, dormire con la mamma, stare in braccio, avere il ciuccio, usare il pannolino. Inutile pianificare in anticipo il momento in cui si dovrà “togliergli” questa o quella abitudine: cadranno come foglie secche quando sarà il momento. Quello che nei primi mesi potrebbe essere traumatico, non lo sarà più qualche mese dopo; non si può giocare d’anticipo in certe cose.

Nell’attesa di quel momento, la cosa migliore da fare è godersi il proprio bambino: una felicità semplice, a portata di mano, e senza “effetti collaterali”.

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