A cura della psicologa Dott.ssa Antonella Sagone
E' un fenomeno tipico che quando nasce il secondo bambino,
l'altro, che fino al giorno prima ci sembrava un cucciolo minuscolo, venga
percepito come “grande”, rispetto al neonato. Intanto c'è da dire che questo
tipo di sensazioni sono frequenti e normalissime! Improvvisamente l'attenzione
materna viene calamitata dal bebè appena nato, e si fa fatica a distogliersi
per sintonizzarsi di nuovo in modo materno e accudente con quello che ora ci
sembra un gigante!
Queste sensazioni sono frequenti anche e di più quando c'è
poca differenza di età fra i due bimbi, dato che se ci sono diversi anni di
distanza il primo figlio è già percepito come grande da prima della seconda
gravidanza, e non c'è più fra mamma e bambino quel rapporto così intensamente
simbiotico che esiste nei primi anni di vita.
Parallelamente a questo, anche il bambino vive la sua crisi
e intensifica il bisogno di coccole e di rassicurazione, diventando spesso più
"appiccicoso"; a volte regredisce a modalità precedenti e vuole
essere accudito proprio come il fratellino appena nato, quindi riprende ad
esempio a bagnare il letto, a voler essere imboccato o a voler essere preso per
la mano.
Per una mamma che vive isolata (come quasi tutte noi) in una
famiglia nucleare, invece che in un villaggio popoloso dove il carico dei
bambini può essere suddiviso fra tante madri e nel gruppo dei bambini più
grandi, gestire le richieste intense di un neonato e di un bimbo ai primi passi
può essere oltre il limite sopportabile. Gli americani lo chiamano
"overtouching" ed è la sensazione di essere "toccate
troppo" che assale la mamma-bis specie alla fine della giornata. Alle
sette di sera torna magari il papà e fa alla sua compagna una carezza
affettuosa, e lei si scansa come avesse ricevuto una scossa elettrica!
Non è il caso di sentirsi in colpa, e non è segno di scarso
amore nei confronti del partner o del figlio maggiore: è solo sovraccarico e
anche, in parte, una conseguenza naturale dell'assetto psicologico e ormonale
che ha una donna dopo il parto. La natura ha predisposto che lei sia
focalizzata sulla creatura più fragile e bisognosa in quel momento, il neonato,
il secondo figlio in questo caso. Ma dato che siamo esseri razionali, cerchiamo
comunque di compensare e di forzarci a venire incontro e rispondere anche ai
bisogni fisici ed emotivi degli altri membri della famiglia... solo che
manchiamo di quel sostegno collettivo, pratico ed emotivo, che le nostre
antenate avevano dalla comunità!
Una delle cose da tenere presente, per sopravvivere a questa
fase (per fortuna transitoria) è ricordare che le cure materne, l'allattamento,
il contatto, non sono una faccenda di "tutto o nulla": mentre il
neonato per sua natura ha sempre urgenze e non può aspettare, specialmente con
un bambino più grande, è possibile contrattare, venirsi incontro ma anche
rispettare le proprie sensazioni, e quindi sapersi anche un po'
"risparmiare" nei limiti di capacità di attesa di un bimbo di qualche
anno, che può già sopportare un po' di pazienza e il rinvio temporaneo di
alcune sue richieste.
Non occorre cacciare per sempre dal letto dei genitori il
bambino grande, né obbligarlo a starsene da solo tutto il giorno, e nemmeno
svezzarlo completamente dal seno, se ancora poppa: ci saranno momenti sì e
momenti no, sia per la mamma che per il figlio maggiore. Si possono individuare
i momenti in cui il bisogno del grande è più pressante, e dedicargli del tempo
in esclusiva, restando flessibili e accoglienti verso le sue richieste; e ci
saranno altri momenti in cui i bisogni del neonato hanno la priorità, o semplicemente
la mamma necessita di un momento di relax e di distacco per poter poi
riprendere di nuovo ad accudire tutti e due, dopo essersi ricaricata. Trovare
un equilibrio dinamico fra i bisogni di tutti sarà un percorso di crescita
emotiva importante per ciascun membro della famiglia.