La conquista dell'indipendenza

A cura della psicologa Dott.ssa Antonella Sagone

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Ancora non cammina, quasi non sta seduto da solo, e già i genitori ricevono domande, osservazioni e consigli sulla “indipendenza” del loro bambino. «Ha imparato ad addormentarsi da solo?» «Quando lo porterai al nido?» «Meglio abituarlo da subito, non vorrai che resti dipendente da te?» Quest’ansia di educare il proprio bambino a fare da sé non solo nelle abilità pratiche, ma anche nelle necessità emotive, come saper affrontare da soli, senza la presenza e il sostegno dell’adulto, ambienti nuovi, situazioni stressanti, passaggi emozionali importanti come quello dalla veglia al sonno, è una caratteristica singolare della nostra società moderna, del tutto assente in società tradizionali che ancora vivono come valore fondamentale il saper vivere in modo integrato nella comunità. 

Queste ultime vedono come tappa fondamentale della maturità di un individuo altri valori, come sapersi rapportare agli altri in modo competente, essere consapevoli dell’interdipendenza che lega fra loro tutti i membri di un insieme sociale, piuttosto che essere capaci di vivere come se questi legami fossero un laccio dal quale occorre liberarsi al più presto nella propria evoluzione individuale.

Riflettiamo un momento sul significato della parola “indipendenza”. Il vocabolario la descrive come assenza di legami di dipendenza o subordinazione, libertà da una relazione causale. In questo senso, nessuno di noi, nemmeno noi adulti, è realmente indipendente: siamo tutti legati da una rete di reciproci bisogni e affetti. Perché si pretende che un bambino di pochi mesi si dimostri in grado di vivere svincolato da questa rete affettiva?

Riflettiamo piuttosto sul termine “autonomia”. Questa viene definita come la capacità di autogovernarsi, trovare in se stesso la propria misura e linea di condotta. In questo senso, ogni individuo nasce non autonomo, e progredisce verso una sempre maggior definizione di sé, della propria identità e norma, o almeno così dovrebbe essere.

Cosa si nasconde dunque dietro questa preoccupazione per una precoce indipendenza dei nostri cuccioli? Spesso non è che il riflesso della nostra società narcisistica, che coltiva il mito individualistico di potersi liberare dal bisogno affettivo di relazione, l’illusione di un “fai da te” emotivo e la libertà intesa come autarchia, il poter vivere come un’isola in mezzo agli altri.

La vera indipendenza è capacità di autoregolarsi, di trovare il proprio centro e di sapersi relazionare agli altri in modo competente, senza influenze. In questo senso, bisogna dire che i nostri bambini sono dei maestri di autonomia, spesso molto più degli adulti. Per quanto riguarda il bisogno dei bambini di averci accanto a loro, mentre muovono i primi passi nel mondo, questo bisogno è fisiologico e, sebbene sia una responsabilità che a volte ci pesa, non significa che un giorno non saranno capaci di spiccare il volo: anzi, lo faranno con maggiore autonomia e libertà se avranno ricevuto, quando ne avevano bisogno, il sostegno emotivo e l’affiancamento che era loro necessario.

 

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