I bambini capiscono cos’è la gratitudine?
A cura della psicologa Dott.ssa Antonella Sagone
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VAI AI PREFERITI A volte i bambini sembrano un pozzo senza fondo di richieste, e al primo “no” reagiscono con rabbia.
Il concetto di “essere un buon genitore” include spesso, nell’immaginario collettivo, l’idea di dedicarsi esclusivamente al bambino, dargli tutta la nostra attenzione, ritagliarsi del tempo solo per i nostri piccoli. Ed ecco che allora, nella nostra vita già tanto piena di impegni e incombenze, mettiamo tutto il resto da parte e cerchiamo quello che viene definito il “tempo di qualità”: passiamo un’ora a giocare coi nostri figli, dimenticando tutto il resto, rinunciando ad altro che forse avremmo voglia o bisogno di fare… ma poi, quando non possiamo più rimandare e cerchiamo di interrompere il gioco, il bambino si infuria, fa una scenata terribile, scaglia il gioco per terra rompendolo.
Difficile non reagire male!
La trappola del “Dopo tutto quello che ho fatto per te!” ci rende difficile tollerare le normali reazioni di frustrazione e le pretese di attenzione dei bambini piccoli, che a volte sembrano insaziabili nel loro bisogno di compagnia e di contatto.
Il fatto è che siamo troppo soli di fronte al compito di accudire un bambino e rispondere ai suoi bisogni. Per crescere un bambino ci vuole un villaggio; tutto qui. Noi questo villaggio non lo abbiamo e allora ci resta, inappagato, questo bisogno di sostegno collettivo, di apprezzamento, di riconoscimento che dovremmo ricevere dalla comunità intorno a noi. E anche se in teoria le cose le sappiamo, che sono bambini, che se hanno un attacco di rabbia alla fine di un gioco insieme non è NONOSTANTE ci si sia dedicati, ma proprio a causa del fatto che si stava così bene insieme, nonostante sappiamo tutto, alla fine sbottiamo o restiamo delusi perché qualcosa dentro di noi, giustamente, dice: "E io??"
Il bambino ha sicuramente un grande bisogno di contatto e vicinanza con l’adulto; ha anche bisogno di essere compreso nei suoi segnali e nei suoi bisogni. Ma non ha bisogno di essere al centro del mondo, anche se le sue pressanti richieste di attenzione vengono spesso interpretate in tal senso. Ha bisogno di essere dentro il mondo dell’adulto, perché ha fame di conoscerlo e farne parte. Forse, mettere il bambino al centro del mondo serve più all’adulto, sovraccarico di impegni e sempre con la sensazione di “rubare del tempo” a qualcosa o qualcuno, per sentire che sta facendo proprio tutto il possibile per accudire al meglio il suo bambino.
Ma poi paghiamo lo scotto in termini emotivi, perché cadiamo nella trappola del sentirci "in credito" di qualcosa... Il nostro bisogno, in fondo, è quello del riconoscimento, e vorremmo dai nostri piccoli un segno di “gratitudine”.
Ma i bambini esprimono gratitudine in modo diverso dagli adulti. Non la considerano una moneta di scambio – ho ricevuto tanto e ora restituisco; il riconoscimento i bambini lo esprimono chiedendo ancora, proprio perché hanno ricevuto e quindi hanno un’immensa fiducia nella nostra capacità di renderli felici.