E adesso te lo dico

A cura della psicologa Dott.ssa Antonella Sagone

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Tempo di lettura 3 min

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Il miracolo della nascita del linguaggio è qualcosa di sorprendente: un bambino inizia a parlare all'improvviso, ma nella sua mente lo faceva già! "Mamma, perché Matteo ha maglietta tutta gialla oggi?"



A volte avviene proprio così, da un momento all'altro: il giorno prima il linguaggio del bambino era un ciangottìo che solo mamma e papà riuscivano a decifrare, quello seguente la parlantina di nostro figlio esplode già bella e fatta. Altre volte, invece, si tratta di un processo graduale nell'arco di molti mesi e anni. Ma in ogni caso, arriva il momento in cui il bambino "sa parlare". E come il suo mondo fisico si è improvvisamente espanso nel momento in cui ha conquistato la capacità di camminare, così ora la parola gli apre le porte dello sconfinato mondo del pensiero.



In realtà, il bambino conquista questa competenza molto prima di essere in grado di mostrarla. Studi effettuati su bambini già nel primo anno di vita, mostrano che è in grado di comprendere un vastissimo vocabolario di termini. "Capisce tutto", dicono le madri: e hanno, come sempre, ragione. Ma quando inizia a parlare, la conquista di questa modalità di comunicazione diretta , questa abilità finalmente diviene interattiva, e il bambino può comunicare agli altri i suoi pensieri. Ed è di nuovo avventura, di nuovo sperimentazione: il bambino articola suoni sempre più complessi, e "rilancia" al mondo le parole che ha udito, stando poi a guardare l'effetto che fa. E in questo modo impara. E non è un apprendimento astratto, ma calato nella realtà concreta, nel contesto delle situazioni che il bambino vive. È interessante sapere, infatti, che egli non apprende il significato del linguaggio per associazione diretta suono-oggetto, ma indiretta: suono-adulto-oggetto. Cioè, quando il bambino è di fronte a una nuova parola, non guarda la cosa, ma l'adulto che guarda la cosa. Come ogni genitore sa, di fronte alle cose nuove, lo sguardo del bambino si volge verso l'adulto. Ciò che viene memorizzato non è il suono della parola, ma l'intera situazione: l'oggetto, l'ambiente intorno, l'adulto che pronuncia le parole, il suo atteggiamento e comportamento mentre le pronuncia, e infine le emozioni che esprime, e le emozioni che prova il bambino stesso. In questo modo incredibilmente raffinato e complesso il bambino apprende il linguaggio, non come un semplice codice per classificare le cose del mondo, ma come uno strumento vivo e duttile per comunicare con gli altri. E come per magia inizia a parlare.